"Il circolo delle gomme lisce" si era autobattezzato il gruppo di attori e personaggi del cinema, tra cui Marcello Mastroianni, che - mescolati agli abitanti del paese - passavano pigramente i giorni d'estate seduti sulla Piazza di Castiglioncello ad osservare la gente. Gomme lisce perché inutili, da buttare, cosi come il tempo ozioso. Tempo in realtà produttivo per l'artista, che segretamente si nutre nell'osservazione, incamerando frammenti di mondo che a tempo opportuno germineranno. Il tempo vuoto, randagio e festaiolo raccontato da Dino Risi nel suo Il Sorpasso – riuscitissimo affresco cinematografico dell'Italia del miracolo economicoanni ’60 - girato proprio a Castiglioncello con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant.
A raccontare con brevi flash l'atmosfera unica di Castiglioncello, sito su un incantevole tratto di costa Toscana a sud di Livorno, è stato lo storico Cosimo Ceccuti in occasione della presentazione del volume "Saluti da Castiglioncello" pubblicato dall’editore cult Corraini, avvenuta l’11 novembre scorso nella sala del Gonfalone del Palazzo della Regione Toscana, nel cuore di Firenze.
Sarà per via del mare per lo più impervio, di scoglio, sarà perché di grandi strutture non ce ne sono, Castiglioncello non è mai stata – volutamente o no – una località nota al grande pubblico, piuttosto una meta turistica per intenditori, un buen retiro per uomini di stato come Craxi e scrittori in cerca di ispirazione, come Pirandello e Montanelli. Castiglioncello, ancora prima, agli albori del ‘900, era stato un luogo di creazione artistica grazie al mecenate Diego Martelli che ospitò nel suo casolare Giovanni Fattori e altri pittori che divennero i Macchiaioli, veri e propri precursori dell’Impressionismo.
La via su cui s’arrampicavano i Macchiaioli saliva su per quello che – con l’incredibile capacità linguistica dei toscani di descrivere vivamente ogni cosa – i locali chiamavano “poggio pelato”. Un colle brullo, giallo, coperto di garega e sterpaglie. Nemmeno un filo d'erba, solo un casone diroccato in mezzo.
Da cui, però, si godeva una vista unica sul mare e sull’arcipelago, con la Gorgona e l’Elba sullo sfondo.
Eppure, nell’estate del 1994, qualcuno aveva saputo guardare quel poggio pelato con l’occhio del cuore e immaginare un sogno: nuova vita alla terra, con colture mediterranee. La resurrezione del casale diroccato.
Il nome di quel qualcuno era Fulvio Martini, toscano d’origine ma emiliano di nascita, e il nome che lui diede al vino e all’olio che quella terra avrebbe prodotto è Fortulla – come il ruscello che scende dal poggio - a testimonianza della sincerità del suo colpo di fulmine per quel luogo.
Casale del Mare invece il nome del Relais di Campagna e Ristorante condotto dal giovane chef salernitano Marco Parillo, ricavato dalla sapiente ristrutturazione contemporanea dell’Architetto Gianfranco Zanafredi.
L’ironia della sorte ha voluto che proprio alla riqualificazione di quel luogo ad opera di un uomo che si definisce "non di penna ma di zappa" sia stato dedicato un bel volume, con fotografie e cartoline storiche, bei testi, carta raffinata e divertenti effetti grafici, presentato in prima persona da Eugenio Ciani, presidente della Regione Toscana, che per l’occasione ha recitato alcuni versi tratti da I Sepolcri di Foscolo, che paiono essere stati scritti per dipingere a parole la bellezza di Castiglioncello.
“Te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe' lavacri
che da' suoi gioghi a te versa Apennino!
Lieta dell'aer tuo veste la Luna
di luce limpidissima i tuoi colli
per vendemmia festanti, e le convalli
popolate di case e d'oliveti
mille di fiori al ciel mandano incensi”
E’ un grande onore per 00:am essere presenti all’interno del catalogo nelle pagine dedicate alle etichette dei vini Fortulla - vini coraggiosi perché di uve esposte al vento salmastro, vini pioneristici, di vitigni mai visti sulla costa toscana, come il Petit Manseng, usato in purezza nell’ultima creazione enologica Fortulla.
Pelagico come la vista sul mare aperto che si gode dal poggio, Serpentino come le rocce ofiolitiche che caratterizzano la geologia del luogo, Sorpasso come il capolavoro di Risi, Fortulla come la tenuta, Epatta come l’età della luna nella meridiana dipinta sulla facciata del casale: nel battezzare i vini abbiamo cercato nomi che, oltre a suonare bene, raccontassero ciascuno un brano di questa storia d’amore per la terra e i suoi frutti.
Grafica al tratto, trattamento bicromo delle immagini, etichetta unica che svolga sia la funzione informativa sia di storytelling, una palette di colori intensi e vivaci per capsule e il cipresso diventato logo, foglia, taglio di Fontana al centro dell’etichetta, l’eleganza del nero, la tattilità della carta e della vernice Braille.
Tantissime scelte, fatte con la massima cura, per disegnare la delizia di questa biocantina toscana di altissima qualità.
Sarà un caso o no, che a pochi mesi dal lancio, Serpentino e Pelagico con le nuove etichette hanno già vinto prestigiosi premi?