Quello dei parrucchieri è un mondo a sé. Difficilmente catalogabili, artistoidi, entusiasti e sempre appassionati di qualcosa, dalla cucina creativa al teatro sperimentale. Vederli tutti insieme in uno di quegli eventi professionali di cui i non addetti ai lavori non sospettano minimamente l’esistenza, fa quasi impressione.
Io, che a molti di questi eventi partecipo dietro le quinte, ho avuto modo di a osservarli per bene: quelli che siedono in platea sono mossi da quella fame di cui parlava Mr Apple e da un'ammirazione stupita, come una matricola di sociologia inaspettatamente a tu per tu con Zygmunt Bauman.
Quelli che si esibiscono riescono a creare on stage magie che vanno ben oltre un taglio, facendo uscire dalle loro mani giochi di prestigio, affreschi di visioni con coordinate spazio temporali disparate e sempre intensamente vivide.
Fra pochi giorni, il 18 e 19 gennaio 2016, arriverà il momento di mettere in scena la 17ma edizione del WWWH, evento che la haircare company Davines organizza ogni anno in una top location del globo. Quest'anno sarà la volta di Los Angeles ed io ci sarò.
Non sono elettrizzata solo perché dopo tanto tempo torno a fare una trasferta cosi lontano, perché per la prima volta i miei bambini faranno l'esperienza di vivere 9 giorni con amici, perché non mi sembrerà vero di fare solo lavoro professionale per una settimana (e zero lavoro domestico!) ma... Perché per la prima volta lo storytelling è entrato nella creazione del WWHT!
Innanzitutto, a differenza di tutte le edizioni precedenti, in cui ogni stilista sceglieva individualmente il tema a cui ispirarsi per mettere in scena la sua collezione di immagini, abbiamo scelto di dare un tema comune.
Non solo. Abbiamo scelto un tema meta narrativo (che ha a che fare in sé e per sé con la narrazione): la creazione del personaggio. Ad ogni stilista è stato chiesto di mettersi nei panni di un regista teatrale o cinematografico, creando dei personaggi che raccontino una storia.
Ho confezionato una “Guida in 10 punti per creare uno show di successo” e mi sono divertita a supportare gli stilisti con una fucina di idee, script e spunti per contestualizzare in una narrazione i loro stimoli visivi.
Cosi - secondo la filosofia del personal storytelling - ad ognuno il suo: il tema del doppio nei supereroi dei fumetti anni ’60, lo stile memoir scritto a lettera 24, l'amore catartico di Romeo e Giulietta di Shakespeare visto con le lenti strobo di Baz Luhrmann, l’estetica della percezione di Peter Hoeg nel suo “Il senso di Smilla per la neve”, fino alla fiaba della natura e del paesaggio “Il giardino delle meraviglie” di Hans Christian Andersen.
Ora ... the show must start! Ed io non vedo l'ora di schiacciare Play All e scoprire che forma avranno preso le storie tra le mani dei parrucchieri.
Elisa Giulietta