Ieri, non causalmente vicino all’inizio del nuovo anno, ho ricevuto una lunga lettera dell’amico Alberto Meschiari, in cui questo amabile scrittore quasi settantenne osa descrivere il mondo che vorrebbe. L’ho bevuta tutta d’un fiato, come un bicchiere d’acqua fresca dopo una corsa.
E’ questa un’epoca sospettosa verso i sogni, un’epoca tutta presa dal cinismo, dal gusto di criticare e demolire. Essere contro è “cool”, fino al complottismo. Chi ama sognare –a qualunque età – si sente stupido e ridicolo, passa per ingenuo e superficiale, per incurante dei problemi sociali, lontano dalle stringenti urgenze politiche.
Il sogno è visto come una vile fuga dalla realtà, un retorico romanticismo, un chiudere gli occhi davanti alle brutture, un’irresponsabile incapacità di fare i conti con la vita vera.
Come il mio amico, amo sognare. Ma se non riesco ad esprimere i miei sogni con sufficiente forza, è forse perché sento su di me il peso di questi giudizi e li temo, venendo da una famiglia di costruttori e ragionieri, gente di calcoli e di fatti.
D’altra parte, il mio essere madre e scrittrice nel modo in cui lo intendo io – un modo per fermarmi e scoprire l’incanto e magari aiutare altri a farlo – mi dice che è giusto sognare, anzi è necessario, anzi…dovrei sognare di più!
Sognare vuol dire anche pensare criticamente, non prendere il nostro modo di vivere come l’unico possibile, ma saperlo immaginare diverso, più giusto, più felice.
Presente “This is water” di David Foster Wallace? E’ il discorso del grande scrittore statunitense ai giovani del Kenyon College, su cui è stato fatto uno stupendo cortometraggio. (LINK), che inizia con un pesce rosso che chiede “Hey, com’è l’acqua?” e l’altro risponde “Cosa cavolo è l’acqua?”.
Quel video ti fa capire che il mondo può essere sognato. Il mondo in cui viviamo – che spesso ci fa sentire oppressi e frustrati - non è così per caso, ma è così perché qualcuno prima lo ha sognato – o meglio lo ha “progettato”. Essere consapevoli di questo è il primo passo per sentirci addosso la libertà – ma anche la responsabilità – del sogno. Non è il mondo migliore per tutti, probabilmente è il mondo migliore per quel 2% di persone che detiene il 51% delle risorse. Quindi … sognare vuol dire avere il coraggio di mettere in discussione tutto, di immaginare ogni cosa diversa, di sentirsi liberi di vivere secondo non le convenzioni, ma le convinzioni.
Se dovessi dire qual’è il mio sogno, non sarebbe molto diverso da quello del mio amico: un mondo in cui ognuno può vivere dignitosamente, un mondo senza pregiudizi e stereotipi, in cui ognuno può esprimersi come lo fa stare meglio, un mondo d’amore tra umani, vegetali, animali, un mondo in cui ci si onora con rispetto, in cui la parola fa superare i conflitti, in cui il flusso della vita scorre in pace, in cui si sappia riconoscere la bellezza e ci si sappia stupire dell’infinità molteplicità della creazione.
E cosa succederebbe, se fossimo in tanti a fare lo stesso sogno? Forse diventerebbe qualcosa di più di una reverie, di un sogno ad occhi aperti. Potrebbe diventare una piccola rivoluzione pacifica, fatta di gesti di cura e di ascolto attento, di scelte diverse e personali. Tornando al mio amico scrittore, e pensando a Bruno Tognolini e alla sua rima qui sotto, direi che sarebbe il sogno comune di chi ci prova gusto a seminare, crescere e coltivare. Qualsiasi germoglio che abbia il sapore della vita.
“Nel mondo che vorrei il pane si seminerebbe per tutti e non per pochi, e fra tutti sarebbe equamente diviso. E con esso tutto ciò che ha forma e sapore di pane: la terra, la bellezza e l’amore.”
Alberto Meschiari
"Seminate e innaffiate i vostri sogni
Contadini piantatori di miraggi
Spalate nuvole, lasciate segni
Frecce di favole per tutti i vostri viaggi
I sogni più sinceri e più sbruffoni
Si fanno oracoli, se bene detti
Se le visuali diventano visioni
Le profezie diventano progetti
Se non si avverano, era solo un sogno scemo
Ma se si avverano, allora brinderemo."
RIMA PER LA SEMINA DEI SOGNI, Bruno Tognolini