E’ il tempo il tema del Festival dell’Autobiografia di Anghiari 2018. E siccome ho dentro un’insospettabile quanto implacabile vena provocatoria, ho invitato a partecipare all’evento uno che il tempo lo divora, lo prende in giro e lo sconvolge. Nel suo ultimo romanzo “La scomparsa di me” – e non solo.
Gianluigi Ricuperati si muove agilmente nelle mille opportunità della vita, balzando con talento disinvolto da un emisfero all’altro, muovendosi sul massimo comune denominatore di ogni arte, sempre fedele alla creatività e alla regola della fecondità, in senso lato.
Quarant’anni, torinese, Gianluigi Ricuperati è non solo scrittore, saggista e giornalista, è anche ex direttore creativo di Domus, curatore, traduttore, appassionato d’arte e di architettura, direttore artistico di eventi culturali, consulente di immagine e comunicazione. Uno che va a cena con Orhan Pamuk e viaggia con Hans-Ulrich Obrist. Uno con cui ho avuto a che fare per il progetto “I gusti degli altri”, da cui ho imparato che, se si ha coraggio, si può davvero affidarsi a chi ti ispira, anche se sconosciuto, e non restare delusi.
Domani avrò il piacere e l’onore di presentare Gianluigi Ricuperati al Teatro di Anghiari e di parlare con lui di tempo. Un tempo sofisticato, quello che descrive nel suo romanzo (o autobiografia? o tutt'e due? lo scopriremo!). Un tempo narrato con eleganza ispirata alla fisica quantistica, il tempo anarchico, microscopico, impersonale di una microparticella velocissima e mutevole.
E il tempo futuro, quello che Gianluigi ha investigato parlando con le 100 migliori menti del futuro nel suo libro 100 Global Minds, pubblicato dalla irlandese Roads e illustrato da David Johnson.
E poi parleremo di qualcosa di molto importante, che vede in Gianluigi, con il suo Institute for Production of Wonder, uno dei propulsori più illuminati del nostro paese: il legame tra arte e cultura.
Oltre a questo inizio con l’energia frizzante di Ricuperati, il programma del Festival continua con incontri e laboratori per chi ama leggere, scrivere, fermarsi e riflettere. Cose desuete oggi, ma più che mai necessarie. E pure piacevoli, soprattutto in un borgo medievale di intatta bellezza.